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DEBITO PUBBLICO
Debito contratto dallo stato nei confronti di privati e istituzioni. Il fenomeno dell'indebitamento delle compagini statali è antichissimo, ma nel corso dei secoli ne mutarono le forme. In particolare dall'inizio del XIX secolo il debito degli stati, fortemente cresciuto per finanziare le guerre napoleoniche, tese a uniformarsi in nuovi strumenti finanziari (titoli) che presentavano la caratteristica della uniformità e della facile negoziabilità (vedi Borsa). Durante l'Ottocento i titoli del debito pubblico più famosi per la stabilità dei corsi e la sicurezza erano i consols inglesi. In Italia, con la creazione del Grande libro del debito pubblico, nel 1862 vennero unificati i debiti dei precedenti stati della penisola, uniformati in un titolo non redimibile, la rendita, che garantiva un interesse nominale fisso (il 3%, poi il 5%) e il cui rendimento reale era determinato dal prezzo di emissione. Uno spazio molto limitato ebbero invece i Buoni del tesoro, titoli redimibili a scadenza non superiore all'anno. Nel corso del Novecento la rendita, di fronte ai fenomeni inflattivi determinati dalle guerre, perse gradualmente importanza e fu sostituita da altri titoli redimibili dopo un limitato numero di anni (oggi i Buoni del tesoro poliennali e i Certificati di credito del tesoro). La nascita del moderno debito pubblico ebbe un ruolo di primo piano per lo sviluppo dei sistemi e delle istituzioni finanziarie a cui offrì titoli relativamente sicuri e stabili, come impiego, e materia prima per il proprio lavoro di intermediazione. Secondo la teoria economica classica l'indebitamento degli stati era un fenomeno essenzialmente redistributivo, che spostava risorse dal settore privato a quello pubblico. Con la teorizzazione keynesiana del deficit spending e le politiche di finanziamento in deficit, attuate dopo la Seconda guerra mondiale, fu riconosciuto l'effetto espansivo sull'economia del disavanzo dello stato; conclusione contrastata dalla scuola monetarista che sostenne come sul lungo periodo un disavanzo finanziato con titoli finisca per ridurre la domanda del settore privato e annullare gli effetti espansivi. La moderna teoria economica non è concorde nel valutare le conseguenze che un debito pubblico di ingenti proporzioni, come nel caso dell'Italia, ha sul livello dell'attività economica.



A. Polsi



F.A. Repaci, La finanza pubblica italiana nel secolo 1861-1960, Zanichelli, Bologna 1962.
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